Pirandello’s Play – L’uomo, la bestia e la virtù è lontano dalla semplice rappresentazione della maschera, è difatti un gioco teatrale tra finzione e realtà.
Pirandello gioca con i suoi personaggi, nell’apologo “L’uomo, la bestia e la virtù” gioca con le debolezze
umane della “virtuosa” signora Perella, con la finta perfezione dell’integerrimo professor Paolino, con la bestialità
dell’unico uomo forse sincero che è il Capitano.
Anche il regista d’Avino gioca però con Pirandello, spostando gli equilibri e ribaltando la situazione scenica,
interrompendo il gioco della finzione degli uomini ipocriti con la verità delle maschere nude che intervengono
nella messinscena attraverso monologhi scelti tra i più rappresentativi del pensiero pirandelliano e tratti dalle
sue più importanti novelle e opere teatrali.
La vicenda dei personaggi de “L’uomo, la bestia e la virtù” è accompagnata da canzoni e musiche che
segnano momenti chiave della fabula, fondendosi con la verità intima dei personaggi.
Ciò che risulta dal questo gioco teatrale è in definitiva l’elemento essenziale della tematica di Pirandello,
la maschera umana, la sua mutevolezza, la sua apparenza e la sua tragicità con un allestimento che vuole
puntare ad esaltare “l’umorismo” pirandelliano.
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